Siamo sempre soliti parlare di volume ed intensità degli esercizi da proporre ai nostri atleti ma, nella realtà, conosciamo anche quali sono i meccanismi biochimici atti a fornire la giusta energia necessaria a produrre determinati sforzi?
A tal proposito, sintetizzando al massimo il concetto sul quale torneremo più in là anche con qualche esempio, possiamo dire che l’aumento dell’intensità di un esercizio – e quindi del conseguente dispendio energetico – è direttamente proporzionale al metabolismo dei carboidrati e inversamente proporzionale all’ossidazione dei lipidi; in poche parole, affinché vi sia uno stoccaggio adeguato di ATP (molecola dell’energia) nell’organismo, l’atleta deve seguire una dieta equilibrata soprattutto per quanto concerne i carboidrati che – diversamente da quanto molto spesso si sente nei luoghi comuni più disparati – non vanno assolutamente banditi poiché permettono l’intervento della c.d. GLICOGENOLISI intesa come incremento dell’assorbimento del glucosio muscolare nel momento del passaggio dell’intensità da moderata ad alta ovvero da un 65% ad un 85% del VO 2 max, valore questo che misura il massimo consumo di ossigeno durante lo svolgimento dell’allenamento di un atleta evoluto.
Oltre a quello muscolare, anche il glucosio plasmatico si attiva per la produzione di ATP grazie all’aumento della circolazione sanguigna verso i muscoli e ad un ulteriore ed adeguato reclutamento di fibre muscolari finalizzato allo sforzo ma di questo e quindi anche della suddivisione delle suddette fibre in base alla loro velocità di contrazione, ne parleremo in una delle prossime esposizioni.