L’acido lattico è un prodotto sempre presente nel torrente ematico di ognuno di noi – c.d. scoria naturale – ed il suo quantitativo misurabile in Millimoli/litro di sangue si aggira intorno ad un range che va da 1.0 ad 1.7 a riposo ma, pur non dovendolo considerare un prodotto totalmente di scarto essendo un metabolita che si colloca come modulatore biochimicamente attivo nel mezzo tra il glucosio ed il glicogeno, c’è comunque da dire che il suo smaltimento post produzione da esercizio fisico avviene tramite l’ossidazione generata dai meccanismi aerobici ossia in presenza di ossigeno;
Il lattato, durante l’esercizio, viene prodotto dalle cellule dalle quali successivamente fuoriesce per riversarsi nel torrente ematico dove, grazie al processo biochimico della glicolisi è in grado di fornire nuova energia all’organismo affinché questo addivenga nuovamente allo sforzo.
Entro 8 – 10 minuti circa dal termine di un esercizio svolto ad alta intensità in soglia anaerobica, la produzione di lattato raggiunge il suo culmine dopodiché se l’atleta è ben condizionato ed allenato sarà in possesso di un numero ottimale di mitocondri muscolari – c.d. densità mitocondriale – che, per mezzo dei loro enzimi, andranno a migliorare la sua capacità temporale di smaltimento dell’acido lattico medesimo trasformandolo in acido piruvico dal quale, poi, partirà il meccanismo di risintesi dell’ATP – molecola dell’energia -.